L’AFFIDO FAMILIARE E COLLABORAZIONE PROFESSIONALE

L’affidamento del minore trova la sua regolamentazione nella L184/83 e successive modificazioni apportate dalla L.149/01 e quelle introdotte dalla L173/15.

L’art 1 al primo comma cita che “il minore ha diritto a crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia” e il quarto comma “quando la famiglia non è in grado di provvedere alla crescita e all’educazione del minore si applicano gli istituti di cui alla presente legge” facendo riferimento all’affidamento familiare e all’adozione.

L’art 2 cita “il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti ai sensi dell’art 1, è affidato ad una famiglia preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno”.

La legge consente l’inserimento del minore in una comunità familiare solo nei casi in cui non sia possibile l’affidamento familiare.

In tutti i casi l’affidatario esercita i poteri di potestà parentale in relazione ai rapporti con istituzioni scolastiche, sanitarie e ciò che sia ritenuto fondamentale per il minore.

Gli attori dell’affidamento sono i minori, la famiglia di origine, la famiglia affidataria, i servizi sociali e sanitari del territorio e la magistratura minorile ed eventuali operatori che saranno coinvolti nel processo di affido.

Nel percorso di affidamento è fondamentale la collaborazione fra tutti i citanti coinvolti e tale collaborazione deve essere fondata sulla fiducia reciproca, in quanto l’affidamento è anche un percorso dove è rilevante la costituzione di una relazione basata sulla fiducia tra i diversi protagonisti e operatori che faranno arte di un cammino al quanto delicato.

Che obiettivo ha l’affidamento?

Il suo obiettivo è quello di prendersi cura dei legami per i figli, genitori biologici, genitori affidatari, e legami sociali. È di fondamentale importanza focalizzare i bisogni del minore e decidere bene a quale famiglia affidataria proporre il minore in affido, tenendo conto sempre delle priorità del minore, in quanto è proprio il minore il soggetto principale da tutelare, e lo scopo basilare del percorso di affido è appunto la tutela minorile.

Dott.ssa Carmen Nigro, Assistente sociale specialista-Coordinatore genitoriale sezione ANFI LECCE


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